L’IMPORTANZA DELLA RIANIMAZIONE CARDIOPOLMONARE

Normalmente non scrivo mai di quello che faccio come volontario in ambulanza (Fai del bene e scordatelo, fai del male e pensaci) ma ogni tanto mi sembra giusto parlare di primo soccorso quando lo scopo vuole essere nobile.

Ho deciso di pubblicare questo articolo di giornale de “La Prealpina” di qualche tempo fa non tanto perché è presente il mio nome e quello dei miei colleghi in turno (poteva essere chiunque della mia associazione) quanto per sottolineare che il fratello era già impegnato a fare la rianimazione cardiopolmonare.

Partendo da fatto che sono un semplice soccorritore (e che il mio percorso di studi è basato sull’ingegneria e non sulla medicina!) la rianimazione cardiopolmonare (o RCP) è una manovra non invasiva che può essere eseguita da chiunque quando ci si trova di fronte a una persona che ha perso coscienza e ha smesso di respirare (sottolineo che devono mancare entrambe le cose!!).

LA CHIAMATA AI SOCCORSI

Quando una persona è incosciente occorre verificare la presenza di coscienza e di respiro: con le mani afferratela per il bacino e scuotetela dolcemente mentre la chiamate a voce alta. Nello stesso tempo verificate il torace della persona: se questo non si solleva o se vedete il cosidetto gasping (un boccheggiamento caratterizzato da una riduzione estrema della frequenza degli atti respiratori che è da considerare respiro NON efficace) la persona è in arresto cardiorespiratorio. Occorre immediatamente avvisare il sistema di emergenza chiamando (o facendo chiamare) il 112 o utilizzando l’app “112 Where ARE U

112 Where ARE U è un’app che permette non solo la geolocalizzazione del cellulare sfruttando il GPS ma permette di conoscere già chi sta chiedendo aiuto e, qualora fosse necessario, attivare i soccorsi (ambulanza, forze dell’ordine o vigili del fuoco) con senza dover chiamare (pensate ad esempio un caso dove non è possibile parlare come una rapina in corso o un caso di violenza domestica).

L’app è disponibile per cellulari Apple o per cellulari Android, è gratuita e una volta scaricata occorre aprirla per registrarsi (tranquilli che nessuno vi contatterà mai per vendervi nulla o per disturbarvi!). Fatto questo si spera di non doverne mai fare uso…

IL MASSAGGIO CARDIACO

Allertato il sistema di emergenza, si inizia con la RCP. Lo scopo della manovra, detto in maniera becera, è quello di creare una battito cardiaco artificiale. In questo momento il cuore, per cause che non sta a me approfondire, non è in grado di pompare il sangue (siamo in condizione di morte clinica). Se non si riesce ad alimentare le cellule con sangue ossigenato e sostanze nutritive nel giro di 4-6 minuti, le cellule soffrono e poi muoiono (condizione di morte biologica)
Per fare un paragone immaginate di dimenticare la vostra auto con il motore in moto in un parcheggio: se c’è carburante il motore continuerà a funzionare, quando la benzina sta finendo il motore perderà colpi finché, esaurito il carburante, il motore si spegnerà senza possibilità di ripartire.

Il cuore, sempre banalizzando, immaginatelo come una spugna (in effetti il cuore è composto da 4 cavità, le due superiori chiamate atri, le due inferiori chiamate ventricoli). Il cuore è posizionato al centro del torace (non a sinistra come molti credono!) e rimane tra lo sterno e la colonna vertebrale. Premendo per 6 centimetri il cuore viene “strizzato” e il sangue fluisce nelle vene e nelle arterie. Rilasciando completamente il cuore si riempie nuovamente. questa manovra va eseguita per 30 volte con una frequenza di 1 compressione ogni mezzo secondo (pari a 120 compressioni al minuto, per farvelo ricordare meglio ricordatevi il tempo della canzone “Stayin’ Alive” dei Bee Gees che guarda caso tradotto significa “restare vivi”).

Terminate le prime 30 compressioni guardate in bocca al paziente: se ci fosse qualcosa che potrebbe ostruire le vie aeree cercate di rimuoverlo ma senza mettere le mani in bocca (c’è il rischio di contatto con liquidi biologici infetti quali sangue o vomito e soprattutto rischiate di non liberarle le vie aeree ma di spingere verso la gola il “blocco”)

Niente aria? Una volta si faceva la respirazione artificiale: questa però è possibile quando abbiamo un dispositivo che ci protegge (face shield, pocket mask) ma in periodo COVID19 è stata tassativamente abolita questa tecnica per ovvie ragioni. Da studi condotti risulta infatti che, comprimendo il torace, una quantità di aria arriva ai polmoni e, anche se non è tutta quella che serve, un minimo di aiuto lo da.

A questo punto avete allertato (o fatto allertare) il 112, avete eseguito le prime 30 compressioni, avete verificato che le vie aeree non fossero bloccate. Riprendete quindi senza mai più fermarvi le compressioni sempre con una frequenza alla Stayin’ Alive, 6 centimetri in giù a “strizzare” il cuore e 6 centimetri in su a “far assorbire il sangue” al cuore finché non arrivano i soccorsi. Fermatevi solamente se il pazienta presenta segni di ripresa del respiro o inizia a muoversi (e interfacciatevi con il 112 che potrà darvi indicazioni!)

CONCLUSIONI

Ora, per quanto possiamo essere veloci, tra il tempo 0 in cui il paziente va in arresto cardiaco e il tempo finale T in cui arriva il mezzo di soccorso difficilmente passano pochi secondi: da qui l’importanza di diffondere quanto più possibile alla popolazione la cultura del soccorso e insegnare le tecniche di RCP. Avendo così una rete capillare di persone addestrate a queste manovre (che ripeto, possono essere effettuate da chiunque!) si potrà cercare di abbassare quel numero di 60000 morti all’anno (o se preferite 1 ogni 1000 abitanti) per morte cardiaca improvvisa.

Chiunque fosse interessato ad imparare queste tecniche può contattare le associazioni di ambulanze più vicine e chiedere informazioni sui corsi (che nella maggioranza dei casi vengono erogati gratuitamente).

Nota finale: questo articolo è stato scritto in modo da far capire a chi non è del “mestiere” con esempi e termini quanto più semplici possibili il funzionamento delle manovre e della loro importanza. Non me ne vogliano quindi medici, infermieri, colleghi istruttori o anche semplici soccorritori di qualsiasi associazione che dovessero imbattersi in questo articolo e ritengono la spiegazione non esaustiva o troppo semplicistica. Resto comunque sempre a disposizione per un confronto costruttivo sull’argomento.

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